domenica 18 settembre 2016

Di compiti e miracoli. Nascita di un lettore


E' giusto dare i compiti per le vacanze? Ma soprattutto, è giusto che un papà legittimi suo figlio nel rifiuto di fare i suddetti compiti? Di queste scottanti domande si stanno occupando insegnanti, genitori, presidi, pedagogisti, sociologi, economisti e opinionisti di vario genere in seguito ad una giustificazione per il mancato svolgimento dei compiti estivi scritta da un papà per suo figlio. In particolare mi è capitato di ascoltare una discussione su questi temi a tutta la città ne parla, di radio3, trasmissione che si compone della voce dei suoi ascoltatori, attraverso telefonate, commenti postati sui social, sms... la voce popolare. Di un popolo già abbastanza selezionato direi (stiamo parlando di radio3!) Cosa dice questa fettina di popolo? Già, cosa dice. Le tesi sostanzialmente erano queste:

1) I CONSERVATORI: ecco l'ennesimo genitore che difende i figli a spada tratta, l'ennesimo attacco alle Istituzioni, non c'è più il senso del dovere, il senso delle regole, quando questo bambino diventerà grande e dovrà andare al lavoro, che farà se non ha voglia di lavorare, non ci va? Il problema di questo paese sono i genitori che non educano più al rispetto delle regole e non inculcano il senso del dovere nei propri figli e bla bla bla

2) I MARXISTI: i compiti rappresentano una vera discriminazione sociale, i genitori che hanno la possibilità (intesa come livello di istruzione o soldi per pagare qualcuno di istruito) aiutano i figli a fare i compiti, chi non ha la possibilità (quindi né istruzione, né soldi per pagare qualcuno di istruito) non può aiutare i figli a fare i compiti, cosicché questi ragazzini rimarranno sempre ai margini culturali e sociali e non potranno avere accesso all'ascensore sociale e bla bla bla

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Nessun'altra opinione. Stop. O si difende l'istituzione o la si attacca. La colpa è della scuola. La colpa è dei genitori. La colpa è della società. La colpa è dei soldi.
Mi sono sentita su un altro pianeta. Non so se il mio stupore era dovuto più alla scarsità di idee (qualsiasi altra risposta sarebbe stata benvenuta) o a un grande, terribile assente: il bambino.
Cari i miei conservatori, cari i miei marxisti: qualcuno di voi si è domandato cosa serve al bambino? Come è fatto un bambino? Quali meccanismi regolano il suo apprendimento? Avete preso in minima considerazione l'importanza del suo mondo interiore, delle immagini psichiche che costruiranno il suo modo di fruire e organizzare la realtà e che si formano in quest'età, dei modelli relazionali che incorpora oggi e che riprodurrà domani? Nessuno ha parlato dei bambini nel dibattito. Le parole degli ascoltatori mi sono entrate nella mente, hanno interrogato le mie convinzioni, le ho lasciate lavorare ben bene (comunque sono un amante del dubbio)... compiti estivi? ma se da noi possono scegliere ogni giorno se venire o meno a lezione, non hanno compiti mai, figuriamoci quelli estivi, quelli di Natale hanno spaziato dal carteggiare degli oggetti in legno al fare delle partitone a briscola...con le mille voci tutteuguali del popolo sono arrivata a scuola. Ho lavorato con quel brusio nella testa, come un cicaleggio estivo, distratto e continuo.


La mamma di L. è arrivata qualche ora dopo. Le settimane che precedono l'apertura della scuola sono un viavai felice di mamme e papà che aiutano, imbiancano, puliscono, trapanano, cuciono, costruiscono...la mamma di L. è venuta a prendere della biancheria sporca da lavare. Dopo tante chiacchiere mi dice che L. non è nemmeno sceso dall'auto perché stava leggendo un libro. Sono felicemente sorpresa: L. non è mai stato un grande lettore. Un libro che stava per finire. Per la precisione il primo libro che stava per finire. Decido di andare a salutarlo e accompagno la mamma verso la macchina. L. ha appena finito l'ultima pagina. Richiude il libro ed esulta come se avesse segnato alla finale di campionato. E' felice, lo riconosco da quel sorriso enorme, dal corpo che non può che dondolare qua e là, sembra una corda che vibra dopo essere stata pizzicata. Poi esclama:

...sono tanto felice, ho letto il mio primo libro tutto intero, sono tanto felice, è la prima volta, è bellissimo perché mentre leggevo le parole mi venivano tutte le immagini nella mente, le ho viste...oggi è un giorno importante, è il giorno più bello della mia vita, me lo voglio segnare sul calendario perché me lo voglio ricordare per sempre...

Questo è un bambino che non ha mai fatto i compiti per le vacanze. E' un bambino che ogni giorno sceglie se venire a lezione oppure no, un bambino che non è stato mai obbligato a leggere. Questo è un bambino che ha scoperto da solo il piacere della lettura, ne ha afferrato il mistero cogliendo la potenza e la bellezza della parola.
Questo è un bambino felice.


Mentre in sottofondo i dottori della pedagogia discutevano sull'utilità dei compiti per le vacanze io ho assistito a un piccolo, immenso miracolo: la nascita di un lettore.

Domani è il primo giorno di scuola. Troverò i bimbi e le bimbe dopo qualche mese di lontananza: quali nuovi disegni porteranno nei loro occhi, riflessi di anime cangianti, quali grovigli di intenzioni e desideri, quali misteri. Non lo so ancora. Sarà un piacere partecipare alla felicità dello loro scoperte, piccole e grandi. L. me ne ha già fatta assaporare un po'. Grazie!