E'
giusto dare i compiti per le vacanze? Ma soprattutto, è giusto che
un papà legittimi suo figlio nel rifiuto di fare i suddetti compiti?
Di queste scottanti domande si stanno occupando insegnanti, genitori,
presidi, pedagogisti, sociologi, economisti e opinionisti di vario
genere in seguito ad una giustificazione per il mancato svolgimento
dei compiti estivi scritta da un papà per suo figlio. In particolare
mi è capitato di ascoltare una discussione su questi temi a tutta
la città ne parla, di radio3, trasmissione che si compone della
voce dei suoi ascoltatori, attraverso telefonate, commenti postati
sui social, sms... la voce popolare. Di un popolo già abbastanza
selezionato direi (stiamo parlando di radio3!) Cosa dice questa
fettina di popolo? Già, cosa dice. Le tesi sostanzialmente erano
queste:
1)
I CONSERVATORI: ecco l'ennesimo genitore che difende i
figli a spada tratta, l'ennesimo attacco alle Istituzioni, non c'è
più il senso del dovere, il senso delle regole, quando questo
bambino diventerà grande e dovrà andare al lavoro, che farà se non
ha voglia di lavorare, non ci va? Il problema di questo paese sono i
genitori che non educano più al rispetto delle regole e non
inculcano il senso del dovere nei propri figli e bla bla bla
2)
I MARXISTI: i compiti rappresentano una vera
discriminazione sociale, i genitori che hanno la possibilità (intesa
come livello di istruzione o soldi per pagare qualcuno di istruito)
aiutano i figli a fare i compiti, chi non ha la possibilità (quindi
né istruzione, né soldi per pagare qualcuno di istruito) non può
aiutare i figli a fare i compiti, cosicché questi ragazzini
rimarranno sempre ai margini culturali e sociali e non potranno avere
accesso all'ascensore sociale e bla bla bla
3)
4)
5)
…
Nessun'altra
opinione. Stop. O si difende l'istituzione o la si attacca. La colpa
è della scuola. La colpa è dei genitori. La colpa è della società.
La colpa è dei soldi.
Mi
sono sentita su un altro pianeta. Non so se il mio stupore era dovuto
più alla scarsità di idee (qualsiasi altra risposta sarebbe stata
benvenuta) o a un grande, terribile assente: il bambino.
Cari
i miei conservatori, cari i miei marxisti: qualcuno di voi si è
domandato cosa serve al bambino?
Come è fatto un bambino? Quali meccanismi regolano il suo
apprendimento? Avete preso in minima considerazione l'importanza del
suo mondo interiore, delle immagini psichiche che costruiranno il suo
modo di fruire e organizzare la realtà e che si formano in
quest'età, dei modelli relazionali che incorpora oggi e che
riprodurrà domani? Nessuno ha parlato dei bambini nel dibattito. Le
parole degli ascoltatori mi sono entrate nella mente, hanno
interrogato le mie convinzioni, le ho lasciate lavorare ben bene
(comunque sono un amante del dubbio)... compiti estivi? ma se da noi
possono scegliere ogni giorno se venire o meno a lezione, non hanno
compiti mai, figuriamoci quelli estivi, quelli di Natale hanno
spaziato dal carteggiare degli oggetti in legno al fare delle
partitone a briscola...con le mille voci tutteuguali
del popolo sono arrivata a scuola. Ho lavorato con quel brusio nella
testa, come un cicaleggio estivo, distratto e continuo.
La
mamma di L. è arrivata qualche ora dopo. Le settimane che precedono
l'apertura della scuola sono un viavai felice di mamme e papà che
aiutano, imbiancano, puliscono, trapanano, cuciono, costruiscono...la
mamma di L. è venuta a prendere della biancheria sporca da lavare.
Dopo tante chiacchiere mi dice che L. non è nemmeno sceso dall'auto
perché stava leggendo un libro. Sono felicemente sorpresa: L.
non è mai stato un grande lettore. Un libro che stava per finire.
Per la precisione il primo
libro che stava per finire. Decido di andare a salutarlo e
accompagno la mamma verso la macchina. L. ha appena finito l'ultima
pagina. Richiude il libro ed esulta come se avesse segnato alla
finale di campionato. E' felice, lo riconosco da quel sorriso enorme,
dal corpo che non può che dondolare qua e là, sembra una corda che
vibra dopo essere stata pizzicata. Poi esclama:
...sono
tanto felice, ho letto il mio primo libro tutto intero, sono tanto
felice, è la prima volta, è bellissimo perché mentre leggevo le
parole mi venivano tutte le immagini nella mente, le ho viste...oggi
è un giorno importante, è il giorno più bello della mia vita, me
lo voglio segnare sul calendario perché me lo voglio ricordare per
sempre...
Questo
è un bambino che non ha mai fatto i compiti per le vacanze. E' un
bambino che ogni giorno sceglie se venire a lezione oppure no, un
bambino che non è stato mai obbligato a leggere. Questo è un
bambino che ha scoperto da solo il piacere della lettura, ne ha
afferrato il mistero cogliendo la potenza e la bellezza della
parola.
Questo
è un bambino felice.
Mentre
in sottofondo i dottori della pedagogia discutevano sull'utilità dei
compiti per le vacanze io ho assistito a un piccolo, immenso
miracolo: la nascita di un lettore.
Domani
è il primo giorno di scuola. Troverò i bimbi e le bimbe dopo
qualche mese di lontananza: quali nuovi disegni porteranno nei loro
occhi, riflessi di anime cangianti, quali grovigli di intenzioni e
desideri, quali misteri. Non lo so ancora. Sarà un piacere
partecipare alla felicità dello loro scoperte, piccole e grandi. L.
me ne ha già fatta assaporare un po'. Grazie!