Dopo
l'esperienza dei semini, qualche tempo fa alcune bambine e bambini di
Serendipità hanno espresso il desiderio di dedicare un tempo
specifico alla danza. Ogni settimana riserviamo una mattinata
all'esplorazione delle possibilità espressive che il movimento
corporeo offre: da una parte il nostro percorso si snoda alla
scoperta di ciò che già esiste, cioè le varie danze del mondo. E'
così che abbiamo scoperto il balletto classico e le sue favolose
storie, cimentandoci anche noi, sotto la guida di una piccola
serendipitese ballerina, nella leggerezza di punte, piroette e tutù
svolazzanti. Poi c'è stata la passione del flamenco, che ci ha
rapito coi suoi movimenti sinuosi e pieni, densi di un'energia
catartica e dolente. Ancora più affascinante è stato l'incontro con
la bharatanatyam, la danza classica indiana, così ricca di
significati, di storie, di mistero, come solo le cose che
sopravvivono ai secoli sanno essere. Ogni singolo movimento del
corpo, nella bharatanatyam, è allo stesso tempo un frammento di
narrazione e uno stato dell'animo, un momento di realtà che viene
incessantemente creato e ricreato ad ogni danza. Abbiamo costruito le
cavigliere tintinnanti e ci siamo dipinti le dita, poi abbiamo
studiato le posizioni delle mani (mudra) e del corpo, che abbiamo
danzato al tempo di una musica a noi poco familiare, ma
insospettabilmente coinvolgente.
L'altra
parte del nostro percorso è la ricerca di quanto non esiste ancora,
cioè tutto quello che è racchiuso nel nostro corpo, un seme di
movimento, di emozione, che sta lì accucciato ad aspettare che una
melodia lo risvegli, lo liberi. Avete mai visto una persona libera
ballare? Prima di tutto c'è il silenzio, l'immobilità. C'è
l'ascolto, l'ascolto vero, assoluto, di quello che è corpo, e anima,
e emozione. C'è il contatto con se stessi. Con l'istinto, con il non
detto, con l'indicibile. Poi c'è una musica, una musica che sgombra
gli ultimi rimasugli di paura, di vergogna, di inibizione, che entra
nella pancia e va a risvegliare qualcosa di segreto, di intimo, che
ha bisogno di essere sprigionato in una danza che è finalmente
Danza, pura emozione, pura espressione, pura liberazione. Catarsi.
Queste parole servono solo a chi non è abbastanza libero da
ricordare, o almeno da immaginare. Una persona libera, un bambino
libero la Danza non la deve pensare, la fa e basta. Ma che ne
sappiamo noi? Che ne sanno i bambini, già infarciti di mosse e
mossette, di babydance, di modelli, di vergogna, di imbarazzo per le
emozioni pure, già addomesticati nel contegno, nella disciplina,
della giusta misura per tutto, anche per le emozioni? I bambini però
hanno un vantaggio su di noi: recuperano in fretta. E così,
settimana dopo settimana, i piccoli serendipitesi hanno lavorato su
se stessi, spontaneamente, rispondendo all'esigenza di togliere ogni
strato di imbarazzo che li aveva già intrappolati, così piccoli, in
un docile armatura di compostezza. Hanno cancellato le mosse
codificate, si sono abituati allo sguardo dell'altro senza
vergognarsi, perché non c'è niente di male nell'essere se stessi e
nel mostrarlo agli altri. All'inizio era un gioco: mi è venuta la
ballerite! ti attacco la ballerite! l'irrefrenabile voglia di ballare
che ci contagiava, come una malattia. Poi tutto piano piano si è
sciolto in modo naturale, fino a qualche giorno fa, quando i bambini
hanno voluto danzare liberamente, in coppie a turni, offrendo agli
altri lo spettacolo della propria espressione. Ci siamo commosse noi
educatrici, piangendo come due fontane, perché quei piccoli
danzatori coi loro movimenti dolci e sorprendenti ci hanno permesso
di sbirciare per un attimo nel loro mondo interiore, ricco,
caleidoscopico, libero. E forse c'hanno ricordato la distanza che c'è
tra noi e loro, quanto lavoro dobbiamo ancora fare noi per
raggiungere almeno un'ombra della loro ricchezza.
Cosa
vuol dire essere liberi? Vuol dire anche essere liberi di
esprimere un'emozione, di condividerla, di danzarla tutta, fino
all'ultimo passo.
veronica
ps:
compiti per casa: mettere una musica che si ama e smontare uno per
uno gli impedimenti mentali. Quindi lasciarsi andare: ballare,
ballare, ballare. Ovviamente non vale ondeggiare vagamente accennando
al ritmo coi piedi...sentitevi liberi...
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