martedì 19 aprile 2016

21 anni

Ho 21 anni.
La mia terra è lontana.
Così lontana che anche i ricordi iniziano ad esserlo.
Ricordo la polvere in bocca, i colori della vita in tutte le sue forme che trasudano speranza.
Ricordo i miei amici, ogni tanto ci sentiamo.
Mi mancano.

Lavoro da quando ho 4 anni.
Ricordo le scintille della saldatrice negli occhi, a dire la verità sono le mie cicatrici a ricordarmelo.

Mio fratello ha 4 anni.
Sta male.
Una pentola di acqua bollente addosso.
Provo una sensazione di vertigine e stordimento a pensarci.
Il corpo ustionato, con quel sole cocente coi tuoi 4 anni.

In paese dicono sia stata una maledizione.
Odio le maledizioni.
Anche per questo sono andato via.

E poi il cammino.
E poi la barca, se proprio così vogliamo chiamarla.
E poi il mare.
E la notte, e il buio e il silenzio e lo sciabordio delle onde.

Ho sempre sognato di vedere il mare.
Fantasticavo di nuotarci mentre le scintille illuminavano il mio corpo.

Forse voi non riuscite ad immaginare cosa possa voler dire stare dentro un guscio di noce rovesciato, pieno fino all'orlo, tanto che i bordi coincidono col mare sconfinato.

L'acqua entra, il freddo avvolge le ossa.
La sete asciuga le bocche e gli occhi.
Il resto è terrore.

Una traversata sulla schiena di un coccodrillo affamato.

Non voglio la vostra compassione, non me ne faccio nulla del vostro peccato originale,
che poi di originale non ha proprio nulla.


Ho 21 anni.
Faccio il maestro.
Mi sveglio alle 7:00.
Alle 8:00 sono a scuola con i miei bambini.
Appena mi vedono mi abbracciano e mi sorridono.
Giochiamo in giardino.
Facciamo passeggiate e contempliamo gli animali.
Insegno anche a leggere e a scrivere.

Mi chiamo Salif.
Ho 21 anni.
Vivo in Italia.
Ho il Mali dentro.
Faccio il maestro e insegno la vita.
Prendo al volo i calabroni e parlo alle farfalle.
Ho la delicatezza di una brezza e la forza di un baobab.
Conosco il linguaggio degli animali, me lo ha insegnato mio nonno.
Ora sono alunno e maestro.
Uguaglianza nella diversità è la mia ricchezza.
Lo sguardo il mio metodo.
Per voi sono un clandestino.
Per i bambini il loro maestro.
Insegno la rinascita e la sopravvivenza.

Parlo poco ma ho dentro il mare sconfinato,
e in quel guscio ora mi sento a casa,
col sorriso guardo il cielo
e lascio che la corrente mi guidi.





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