martedì 12 novembre 2013

Novembre

E così, dopo due belle settimane di sole e caldo inaspettato, alla fine novembre si è rivelato per quel che è, il mese dell'acqua, della pioggia, del freddo che inizia, dell'autunno. Non ho mai amato questo mese, troppo grigio, tropo buio, troppe vecchie malinconie che tornano a galla. Eppure quest'anno è diverso.

Lunedì, la bufera che scuote i nostri risvegli. Ci domandiamo se qualche bambino verrà a scuola o se prevarrà la paura per la strada così-così, per il parcheggio-acquitrino, per il freddo. Uno dopo l'altro invece arrivano i bambini, coi genitori coraggiosi, imbacuccati nei loro impermeabilini, trafficando con ombrelli che non stanno fermi con questo ventaccio. Per la prima volta in due mesi di scuola riusciamo ad stare di fuori soltanto per dieci minuti, unico momento in cui il vento si placa un pò, per tornare poi a soffiare più forte di prima, volano rami sulla strada, per questa volta è meglio tornare a giocare dentro. Accendiamo il caminetto e ci dedichiamo all'arte: oggi autoritratti! Srotoliamo il rotolone di carta per disegnare e a turno ci stendiamo sopra. Ognuno sceglie una posizione da lasciare su carta: cui dritto, chi sul fianco, chi "come quando salto" o "come quando corro". Tracciamo il nostro contorno, il segno che il nostro corpo lascia sulla carta, il nostro passaggio. Come è fatto il mio corpo? Ci alziamo per vedere che forma abbiamo, per capire la dimensione dello spazio che occupiamo, per avere la percezione visiva, su carta, della nostra traccia. Questo è il mio corpo, questo sono io. Ma cosa c'è dentro di me? Di che colore mi sento? Domanda incredibile che apre alle più variopinte risposte. Pennarelli alla mano abbiamo tirato fuori i nostri colori per riporli dentro la traccia fresca del nostro corpo appena disegnato, qualcuno si è fatto di mille colori, qualcun'altro ha colorato soltanto i piedi, qualcuno soltanto gli occhi, chi ha scritto il suo nome e chi ha trasformato la propria sagoma in un mostro. Eccoci, siamo noi, il nostro dentro e il nostro fuori, come ci vediamo/sentiamo dentro, lo spazio e la forma che abitiamo fuori. 

Martedì, leggero miglioramento climatico! Oggi si può tornare a correre nei campi, all'avventura, a caccia di tutto quello che la natura può offrirci. Ma martedì è anche il giorno della musica, se lo ricordano bene soprattutto le nostre ballerine e i nostri ballerini, che propongono di fare il gioco dei semini (vi ricordate? ne abbiamo parlato qualche post fa...). Così eccoci di nuovo a mettere coperte alle finestre per creare la giusta atmosfera, a sdraiarci nel pavimento per trovare ognuno la sua cuccia iniziale, in cui chiudere gli occhi, rilassare il corpo e aspettare che la musica risvegli l'istinto al movimento, alla danza. Oggi la nostra è una danza di volo: i bambini e le bambine dicono di essere piccoli bruchi che piano piano si trasformano in farfalle e danzano e volano per tutta la stanza, dicono di stare bene in questa danza, di sentirsi leggeri, per questo vogliono rifarlo ancora, e ancora, e ancora. 
E' così bello che il pomeriggio ripetiamo l'esperienza del volo con un'altra musica. E' così bello che si uniscono alla nostra danza anche due mamme e una sorellina arrivate a prendere le loro cucciole. 

Novembre è sempre stato un mese da me poco amato, davvero poco poco amato. Eppure quest'anno è diverso. Perché il grigio, il buio e la malinconia si sciolgono al suono delle nostre risate serene, dei nostri corpi che danzano, delle nostre corse nei campi, delle difficoltà che impariamo a superare, delle scoperte che ogni giorno facciamo, grandi e piccoli, tutti insieme, qui, in questo piccolo luogo pieno di amore e di vita che è Serendipità. Grazie!

per chi volesse, questa è la canzone del volo delle farfalle


veronica

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