martedì 12 novembre 2013

Kapriole nell'aria

Ciak 4.
Il primo tentativo troppo cinico, facile distruggere la scuola pubblica dopo aver visto Kapriole..
Il secondo sembrava un romanzo realistico, descrizioni infinite e minuziose.
Il terzo confuso.
Il quarto.

Nora la mia compagna di stanza 14enne mi accompagna a scuola.
Lei entra dalla parte dei grandi, io devo andare dai piccoli.
Seguo un gruppo di nanetti, una sola mamma ad accompagnarli tutti.
Hanno tutti abiti da battaglia, tute tecniche da montagna, zainetti con cinghie e moschettoni, borracce che spenzolano, stivaletti.
Corrono verso l'ingresso, ridono, scherzano.
Prima osservazione: la scuola non è rinchiusa dentro nessuna recinzione, cinta muraria, filo spinato.
Mi vengono in mente scene di ansia genitoriale italiana....

Vengo accolta dal team di insegnanti, sono in cucina a bere un thè e a confrontarsi sulla giornata che sta per cominciare.
Tutti parlano inglese, mi danno il benvenuto, grandi sorrisi e calore.
Mi vengono in mente scene del mio tirocinio, della relazione e comunicazione che ho visto tra le insegnanti.

Faccio il giro turistico della scuola, dalla parte dei piccoli.
Falegnameria ( vera!!), atelier, tipografia, cucito, palestra, sala prove ( con tanto di batteria), tedesco, matematica, montessori, lego, magnifici giochi e strutture autoprodotte....
Mi mostra lo schema giornaliero, delle attività che si svolgeranno durante la mattinata.
I bambini possono scegliere se partecipare o meno alle lezioni.
Due insegnanti sono liberi, per loro osservazione e sostegno a chi ne ha bisogno.

Studio bene il piano della giornata, scelgo incautamente di seguire i bambini che fanno l'uscita nella foresta.
Ah si, perchè dietro la scuola inizia la foresta nera.
Partiamo, io vestita da italiana sprovveduta nel paese dei geloni.
Loro perfettamente imbacuccati.
Fuori ghiaccio, gelo, e "bromboli".
Ai piedi della foresta ci attende una guardia forestale. Una via di mezzo tra Rambo e un elfo dei boschi.
Sopracciglia inverosimilmente pelose e bionde, cappellino da taglialegna, pellicciotto verde, pantaloni tecnici e stivali termobionici.
Ha un cane con sè, nero.
Parla a lungo con i bambini
Inutile dire che non capisco nulla.
Fortunatamente con noi ci sono anche due tirocinanti che con estrema sensibilità comprendono la mia sordità linguistica e ogni tanto mi rendono partecipi di cosa accade.
Prende una scala, si arrampica, tira giù un nido, lo mostra ai bambini.
Proseguiamo.
Parlano ancora. Inizio a sentire freddo.
I bambini con le tute termiche ( postilla per genitori della nostra scuola: quelle che vogliamo comprare per serendipità!) si arrampicano, scivolano sulla terra bagnata, ghiacciata.
Proseguiamo.
Osservazione dei funghi, finalmente vedo per la prima volta nella mia vita il fungo dei puffi.
Loro parlano ancora, inizio a non sentire più la punta dei piedi.
Proseguiamo.
Si fermano di nuovo a parlare.
Il tirocinante mi spiega che parlano di insetti. Io inizio ad avere un principio di assideramento.
Inganno il dolore che avanza raccogliendo foglie, ghiande, strane bacche, pezzi di corteccia.
Intanto faccio prove mentali del mio brillante discorso in inglese per spiegare a tutti che a breve perderò l'uso degli arti inferiori e che penso sia utile per me tornare a scuola.
Per fortuna un bambino dice all'insegnante che vorrebbe rientrare, mi chiedono se sono disposta a riaccompagnarlo.
Accetto . Si aggregano altre due bambine.
Mentre godo silenziosamente e mi pregusto mentalmente il tepore della scuola, mi accorgo che i bimbi si sono fermati.
Vogliono prendere una scorciatoia. Quindi...tutti giù nel burrone! Yuppie! Sento le ginocchia che fanno cric, le suole piatte non sono di aiuto.
Ne esco incolume.
Mi immagino da fuori, si ricorderanno di me i bambini...l'italiana goffa.

Dentro la scuola vago un pò .
Assisto ad una lezione di grammatica, 5 bambini attorno all'insegnante, materiali autoprodotti.
Imparo dai bambini a cardare la lana.
Vado in falegnameria, aerei, labirinti, traforo, seghe.

Arriva Marina, l'insegnante italiana.
Parliamo a lungo degli esami, della scuola italiana.
Mi racconta che in 20 anni, da quando Kapriole esiste, i ragazzi hanno sempre avuto agli esami dei risultati di gran lunga superiori alla media.
E tutto questo...scegliendo loro quando frequentare le lezioni.
Il pensiero vola ancora ai genitori e agli insegnanti italiani. Scegliere quando frequentare le lezioni.
Mhh.... Questo significa che per 3-4-5 anni un bambino potrebbe non frequentare mai. Mhh....
Immagino i commenti, come l'ultimo di una signora che ha partecipato il mese scorso al workshop sulle scuole libertarie a Fermo "So io qual'è il bene per mio figlio!!"

Andiamo dai grandi.
Sembrano delle creature giganti, sproporzionate.
La scuola da loro è ancora più incredibile che dai piccoli.
Atelier, candele, ceramica, scultura, falegnameria di alto livello, biologia, cinema, sala prove, salotto e cucina comune, spazio spazio e spazio !!!
Assisto ad una lezione di matematica, non riesco a trovare l'insegnante.
Mi aiuta Marina, era mimetizzato tra i banchi ad aiutare i ragazzi.
Sento suonare, seguiamo la musica.
Un ragazzo suona divinamente il pianoforte.
Marina mi racconta che ha imparato da solo, grazie a youtube.
Chiedo più volte se sia vero, sono incredula. Il ragazzo conferma.
Non riesco ad andarmene.
Mi metto alle sue spalle.
Piango. Piango e non riesco a fermarmi. Vorrei portare tutti i miei cari in questa stanza, accanto a me.
Questo ragazzo non ha fatto altro per un anno che imparare a suonare, e per fortuna !!!
M. mi racconta che quando è entrato era un ragazzo difficile, definito problematico nella scuola pubblica.
Genio compreso a Kapriole.
Tra le lacrime penso a mio figlio, vorrei fosse qui.
Vorrei questa scuola per lui, per tutti i bambini che conosco e per tutti gli altri.

La giornata prosegue tra osservazioni, domande, spunti, meraviglia, tutti accompagnati dalla sensazione di essere nel posto giusto.
Kapriole è straordinaria nella sua ordinarietà.
Sembra tutto così normale che si esce sconvolti pensando a quella che ci è stata fatta credere fosse la normalità.
Qui si sollevano infinite questioni:
importanza delle pluriclassi, della scelta, del gioco libero, il ruolo degli insegnanti, il supporto alle famiglie, l'importanza della felicità, il peso della libertà.
Ma questo è un diario di viaggio non un saggio.
Non voglio neanche fare polemica.
Ancora una volta giunge in mio soccorso Korczak:
" Come, quando, quanto, perchè?
Intuisco numerose domande che aspettano una risposta, dubbi che cercano un chiarimento.
E rispondo: -Non so-.
Ogniqualvolta, mettendo da parte il libro,comincerai a dipanare le tue idee, il libro avrà raggiunto il fine che si era proposto. Se sfogliandolo in fretta, cercherai prescrizioni e ricette, lamentandoti perchè ve ne sono poche, sappi che se rinverrai consigli e indicazioni, ciò accade non grazie, ma contro la volontà dell'autore.
Non so e non posso sapere in che modo genitori sconosciuti, in condizioni che ignoro, possono allevare un bambini che non conosco. "

Mai incipit di un libro di educazione fu più onesto.
In un momento come questo, dove siamo frastornati da innumerevoli esperti, ognuno con una sua idea di educazione, io credo che responsabilità di ciascuno sia trovare la propria.
Fidarsi dell'istinto, del buon senso, ascoltare i propri figli e i bambini che si incontrano quotidianamente a scuola. E curiosare, sempre. E studiare, sempre. Con spirito critico, certo.
Chi si ferma è spacciato, schiacciato, triturato dall'ignoranza e con lui tutti gli uomini in crescita che incontrerà.
E' possibile sbagliare certo, ma è sciocco non ammetterlo nascondendosi dietro il principio della coerenza.
Diffidate da chi non sbaglia mai, dalle insegnanti che ogni anno ripetono lo stesso programma, diffidate di chi si proclama portatore di verità..

20 insegnanti oggi si incontravano, come tutti i martedì, per individuare difficoltà, possibili rotte da seguire.
Per dichiarare a tutti i propri dubbi e trovare assieme soluzioni.
20 adulti sorridenti, sereni.
In 8 ore, con 150 alunni, nessuno ha mai alzato la voce. Piuttosto ha guardato negli occhi, parlato dolcemente. Atteso.

Che ognuno di noi possa trovare un momento per incontrarsi.
Per individuare difficoltà e nuove soluzioni.
Che ognuno di noi possa essere un adulto sereno e sorridente.
Che non debba ricorrere ad urla e grida.
Che sappia guardare negli occhi, parlare dolcemente.
Che sappia attendere






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